RIFLESSIONI ATTORNO ALLA LEGGE DI BILANCIO 2022 - 2024 (L. 234/2021)

a cura di Michele Poerio Carlo Sizia

Contenuti principali: la Camera ha approvato il 30/12 u.s., con voto di fiducia ed il solito maxi-emendamento spiazzante rispetto al ddl originario, la manovra in esame di 1.032 commi, che vale circa 36,5 mld complessivi e che prevede coperture per soli 13,2 mld (risultanti da 5,3 mld di tagli sulla spesa e da 7,9 mld di nuove entrate), mentre 23,3 mld sono misure in deficit. Citiamo solo alcune delle norme più significative: taglio (modesto) dell’IRPEF con 4 aliquote (scompare quella del 41%, ma quella ultima, del 43%, parte da 50.000 €, anziché da 55.000 €). Confermate le aliquote del 23% e del 43%, mentre la seconda scende del 2% (ora 25%) e la terza del 3% (ora 35%), con vantaggi relativi per i redditi tra 35.000 e 50.000 € lordi/anno; riduzione dei contributi, limitatamente al 2022, per i redditi fino a 35.000 €; addio all’IRAP per quasi 900.000 partite IVA (tra professionisti, società semplici, ditte individuali); confermati i bonus edilizi (ristrutturazioni, sisma bonus, bonus giardini, acquisto mobili e grandi elettrodomestici, bonus facciate e barriere architettoniche, eco bonus, superbonus del 110%) ma con diverso calendario; con la dote di 5 mld la Cassa integrazione guadagni si estende a tutti i lavoratori subordinati; confermati, ma con importi decrescenti a base pluriennale, i crediti d’imposta per Ricerca & Sviluppo, compresi Aiuti 4.0 (beni tecnologici, fino al 2025) e Nuova Sabatini (acquisto o leasing di beni strumentali, fino al 2027); il Fondo Sanitario Nazionale è alimentato con 2 nuovi mld/anno, con 124 mld previsti nel 2022; salta il tetto dei 240.000 €/anno oggi fissati per la retribuzione dell’alta dirigenza  della Pubblica amministrazione; previste risorse per superare il blocco del salario accessorio dei pubblici dipendenti; lievitate, finora a 3,8 mld, le risorse per calmierare le bollette dell’energia attraverso interventi su IVA e oneri di sistema; aumentano i compensi per i Sindaci; si amplia la detrazione IRPEF per i contratti d’affitto stipulati dai giovani fino al compimento dei 31 anni e per i primi 4 anni del contratto; previsti fondi stabili per gli asili nido; nel prossimo triennio andranno a regime gli oneri connessi al pagamento degli arretrati dei contratti 2019-21 del pubblico impiego (circa 3 mld); tra i provvedimenti previdenziali, superata quota 100, varrà per il 2022 “quota 102” (64 anni di età e 38 di contributi), con finestre di 3 mesi per il privato e 6 per il pubblico; confermata per il 2022 “opzione donna”, cioè la possibilità della pensione anticipata, ma calcolata interamente con il metodo contributivo, al raggiungimento di 35 anni di contributi e i 58 anni di età se dipendenti (59, se autonome) e finestra di 12 mesi (18 mesi, se autonome); vengono ampliate le attività gravose per l’anticipo pensionistico dell’ Ape sociale (63 anni di età e 36 di contribuzione, ma con riduzione a 32 anni di età contributiva per edili e “ceramisti”); il ritorno al criterio di indicizzazione delle pensioni in godimento “ a scaglioni sulla  base dei diversi importi del singolo assegno” era già stato previsto, a partire dal 1/01/2022, dalla legge 160/2019, ponendo così fine all’accanimento durato 10 anni contro le pensioni oltre le 3-4 volte il minimo INPS; notevole spinta viene infine data agli investimenti pubblici (raddoppio delle risorse in tre anni); confermato e finanziato ancora per un biennio il reddito di cittadinanza, con più attenzione per evitare abusi; nuovamente rinviate la plastic tax e la sugar tax; ecc, ecc.

Modo di legiferare: mai come quest’anno l’esame del provvedimento in esame, da parte del Parlamento, è stato affrettato e superficiale. Infatti è giunto all’esame del Senato (prima lettura) il 22-23 dicembre, in poche ore è stato esaminato e votato dalla competente Commissione bilancio, per confluire in Aula (con tanto di maxi-emendamento e voto di fiducia) nella notte del 24/12 u.s., dove è stato approvato. Analoga procedura è avvenuta alla Camera (seconda lettura), dove in due giorni (28 e 29/12) sono avvenuti esame (si fa per dire) e votazione (sempre con l’imposizione della questione di fiducia) e approvazione finale nelle prime ore del 30/12/2021 (con pubblicazione sulla G.U. n.310 del 31/12 /2021, Suppl. Ord. N. 49).

 Tutto ciò nonostante che l’ultima legge di riforma della contabilità pubblica (2016) avesse disposto che in provvedimenti di tale natura devono essere escluse”norme micro settoriali e a carattere localistico” e che la Consulta (inizio 2019) avesse “ordinato” che ai parlamentari deve comunque essere”garantita la facoltà di collaborare cognita causa alla formazione del testo”. I Presidenti del Consiglio e della Repubblica, di cui è in corso la “beatificazione in vita”, non si sono accorti di nulla? La Camera, nel suo complesso,  non ha contribuito in alcun modo alla formazione del testo: monocameralismo di fatto, ma non di diritto.

Confronto Governo-Parti sociali : tra le Parti sociali, anche questo Governo ha praticamente concesso la esclusività della rappresentanza del mondo del lavoro attivo a CGIL, CISL e UIL ed a Confindustria, confermando una cecità, ormai storica, rispetto alla società reale. Come ringraziamento, CGIL e UIL (per fortuna non la CISL) hanno proclamato uno sciopero generale per il 16 dicembre u. s., stentando a trovare le motivazioni dopo un coinvolgimento tanto serrato nell’elaborazione della legge di bilancio, ma blaterando sul fatto che la riforma IRPEF non avrebbe rispettato la tanto celebrata “progressività”in materia fiscale. Si tratta di un pretesto, infatti come si può affermare che uno sconto IRPEF di 270 €/anno (redditi oltre 75.000 €) possa inficiare la progressività dell’imposizione quando (dati 2020) il 3,92% dei contribuenti totali (redditi oltre 55.000 €)sostiene il 31% del peso IRPEF totale, mentre quasi il 50% dei cittadini-teorici contribuenti paga nulla, o quasi nulla, e nella nuova articolazione IRPEF i redditi tra 40.000 e 50.000 € sfiorano uno sconto di 1.000 €/anno? Siamo alla stantia riproposizione dell’odio di classe e dell’arroganza degli atteggiamenti. Per rappresentare adeguatamente i lavoratori (attivi o pensionati) non basta aver letto (magari sul”Bignami”) Carlo Marx, ma bisogna saper guardare al futuro non meno che al passato:  ricordiamo a tal proposito l’impari scontro tra il manager FIAT, Sergio Marchionne, e Maurizio Landini, in allora ancora rappresentante dei metalmeccanici. Purtroppo, come vorrebbe Beppe Grillo, “uno non vale uno”, ma differisce dal suo simile persino nelle impronte digitali. La CISL non ha partecipato alla “rappresentazione” e lo sciopero è stato un “insuccesso”, a dimostrazione che i rappresentati hanno spesso più testa dei loro rappresentanti.

PNRR e obiettivi della legge di bilancio: nella primavera 2021 l’Italia ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che mira a favorire: digitalizzazione, innovazione, competitività, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture e mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, coesione e inclusione ed una sanità sempre adeguata. A tali obiettivi sono collegate risorse europee per circa 200 mld di euro: non si tratta di “regali”, ma di sovvenzioni e finanziamenti (per circa un terzo a fondo perduto, per due terzi sotto forma di prestiti a tassi agevolati, e come tali vanno restituiti), che devono essere preventivamente autorizzati e successivamente verificati nella efficace realizzazione. Si tratta di una grande opportunità, ma non così facile da centrare: la storia italiana dell’utilizzo dei finanziamenti europei non è brillante. Parimenti non sono facili gli obiettivi del Governo nella legge di bilancio (rapporto deficit/Pil nel 2022 attorno al 5%; rapporto debito/Pil al 150% o poco sotto; crescita del Pil reale del 4,7% e del Pil nominale del 6,4%). Ci preoccupa infatti l’attuale impennata dell’inflazione (e quindi degli interessi sul nostro maxi-debito), la recrudescenza dell’epidemia da Sars-Cov 2, l’incremento dei costi dei beni energetici (luce, gas, petrolio e delle materie prime in genere), il rischio anche  dell’instabilità politica ed il possibile allentamento delle politiche di sostegno della BCE sui debiti sovrani. Anche questa legge di bilancio non appare concentrata in pochi obiettivi sicuramente efficaci in termini di sviluppo ed occupazione, ma disperde risorse in una serie di vecchi e nuovi sconti (aliquote agevolate, crediti d’imposta, detrazioni-deduzioni, esenzioni, rinvii, ecc.), calcolati da “Il Sole 24 Ore” del 2 gennaio in 24 mld, per soddisfare gruppi di pressione o pratiche di sotto-governo. Anche il micro-sconto IRPEF non deve illudere perché la pressione tributaria del 2022 è comunque prevista in crescita del 6,4%, non solo per l’incremento del Pil, ma soprattutto dell’IVA e delle imposte indirette (+ 9%) favorite anche dal successo del superbonus del 110%. Stupisce anche la dissonanza con gli indirizzi del disegno di legge delega in materia fiscale, che mira alla razionalizzazione-riduzione delle troppe tax expenditures.

Pandemia e rapporti Stato-Regioni-Province-Comuni: anche la triste circostanza della pandemia in atto ha dimostrato quanto sia stata mal disegnata ed attuata la riforma del Titolo V della Costituzione (legge 3/2001), che ha determinato caos organizzativo e conflitto di attribuzioni tra diversi Organismi ed Istituzioni di uno stesso Stato. Occorre intervenire e correggere al più presto. Lo stesso S.S.N. si è dimostrato carente soprattutto nella sanità territoriale, ma anche gli ospedali sono andati in affanno (insufficienza di strutture, attrezzature, personale, posti-letto per isolamento, malattie infettive, pneumologia, lunga-degenza, rianimazione e terapia intensiva, ecc).  Hanno completato il quadro negativo i mass-media, distribuendo disinformazione e/o allarmismo ed i virologi italiani, che si sono pavoneggiati in TV, accreditandosi quali esperti, ma che in realtà questo virus non conoscevano, e non conoscono, infatti, complici le varianti delta ed omicron, non ne hanno indovinata una, che è una. Da “salvare”, sul fronte pandemia, Mario Draghi, che però non è stato aiutato dall’ineffabile Ministro della Salute, ed il Gen. Francesco Paolo Figliuolo, che si è fatto carico della campagna vaccinale. Peggio di tutti hanno fatto, sempre a nostro giudizio, i no-vax, che non hanno saputo proteggere se stessi, la loro famiglia, la collettività da un pericolo oggettivo, che come prevenzione ha solo la vaccinazione, anche ripetuta, finché la pandemia si declasserà ad endemia. Sicuramente avrebbero fatto comodo, nel 2020, i 36 mld circa del MES, con l’unica condizionalità dell’impegno stretto in ambito sanitario,e non utilizzati per motiva mozioni esclusivamente ideologiche.

Governo Draghi e riforme: il Governo Draghi è partito con passo garibaldino, ma nel prosieguo l’andatura è parsa più lenta e stanca, da “nonno”, anche se si è certo impegnato nei compiti assegnatigli da Mattarella: far ripartire l’economia oltre il logico “rimbalzo” dopo il gelo del 2020 e combattere la pandemia. Tuttavia la pandemia non è ancora sconfitta, siamo sempre in emergenza, e la situazione economico-sociale presenta più ombre che luci. Anche le riforme finora avviate non paiono coraggiose e risolutive, ad esempio sul fisco, sulla giustizia (quella sulla prescrizione o quella che si prospetta sul CSM), sulla delocalizzazione delle aziende italiane, sulle semplificazioni, ecc. Noi riteniamo che, più che da Draghi, dipenda dai Partiti italiani, che da anni ormai sono “poca cosa”, incapaci di elaborazioni e strategie lungimiranti, ma bramosi di gestire potere, lottizzazioni, favori, clientele. Il M5S, poi, è diventato un contenitore, ancora grande in termini parlamentari, ma vuoto di contenuti, con addirittura tre “padroni”: Grillo, Di Maio, Conte.

Il prevedibile logoramento del Governo Draghi è già ampiamente in atto con relativo condizionamento del futuro politico dello stesso,futuro che potrà evolvere in due logiche direzioni:la prima al Quirinale e influenzare l’attività del Governo,la seconda restare a palazzo Chigi sulla graticola approntata dai partiti di cui sopra con i loro veti incrociati e con tutte le conseguenze del caso.

Elezione Presidente della Repubblica: siamo alla vigilia dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. In assenza di un Luigi Einaudi o di Alcide De Gasperi, riteniamo che la persona più qualificata, più credibile, riconosciuta ed apprezzata, ancora più a livello internazionale che nazionale, sia oggi Mario Draghi. Guai per l’Italia dovesse succedere, prima del termine naturale della legislatura in corso, che Draghi potesse non essere più a Palazzo Chigi, e nemmeno al Quirinale, e questo per ragioni evidenti dei nostri rapporti con l’Europa e per la sicurezza del  nostro maxi debito sui mercati finanziari internazionali. Anche la riproposizione di un Mattarella-bis, dopo la strappo di Napolitano, ci sembra improbabile. Certo è che un Draghi al Quirinale sarebbe meno condizionato dai Partiti, che mostrano già segni di insofferenza per non essere in prima linea. Questo passaggio è però delicato e va gestito con grande lucidità e responsabilità. Mai come in questo momento ci vorrebbero Partiti, e loro leader, seri, ma se ci sono, veramente non appaiono, senza distinzione di sorta. Allora non rimane che affidarci a Dio.

Cari Amici e Colleghi, come vedete i problemi per il nostro Paese davvero non mancano, tuttavia Vi auguriamo di cuore un buon 2022, se non proprio felice, almeno sereno ed in salute.

Prof. Dott. Michele Poerio

Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV.

Dott. Carlo Sizia

Comitato direttivo nazionale FEDER.S.P.eV.

Pubblicato il 05/01/2022

                                                                                                                                               

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